1. la moxibustione
Moxa è un termine inglese derivato dalle parole giapponesi Moe e Kusa, che significano "bruciare" e "erba" (quindi "erba che brucia") e che si riferiscono a una tecnica che ha avuto ampia diffusione fin dall’antichità in Asia, principalmente in Cina, Vietnam e Giappone.
Consiste nel riscaldamento di aree cutanee sovrastanti i punti di agopuntura, attraverso un apposito sigaro di Artemisia, acceso ad una sommità e avvicinato alla cute.
Da lungo tempo la moxibustione viene utilizzata per favorire il rivolgimento del feto in caso di mal posizione. Negli scorsi decenni numerosi studi hanno indagato sull’effettiva capacità di determinare il rivolgimento del feto: ad oggi il suo meccanismo di azione non è ancora chiaro, sebbene le evidenze a supporto siano incoraggianti.

Nel primo incontro vengono valutati la presenza di eventuali motivi di esclusione, quindi gli operatori istruiscono le donne su come individuare i punti di agopuntura e come applicare in modo sicuro la moxa a casa.
Il punto di agopuntura utilizzato a questo scopo è UB 67, situato sulla parete laterale del 5° dito del piede, 1-2 mm oltre l’angolo inferiore-esterno dell’unghia.
La moxa si impiega per un periodo di 7-10 giorni, su entrambi i piedi, per una durata di 10/15 minuti ogni lato, più volte durante la giornata. Il trattamento risulta maggiormente efficace se effettuato precocemente, tra la 32° e la 34° settimana.
Secondo la teoria della Medicina Tradizionale Cinese, l’effetto della moxa è di promuovere l’attività del feto: aumentandone i movimenti, si favorisce il capovolgimento della presentazione.
L’ambulatorio per il rivolgimento fetale tramite moxibustione è in fase di trasferimento dal Presidio Palagi al Punto Nascita SS. Annunziata di Bagno a Ripoli, ma attualmente è sospeso per pandemia covid.