Parla la dottoressa Del Corso
Scritto da Daniela Ponticelli
E' una Nefrologia e Dialisi 2.0 quella dell'ospedale di Pescia che ai tempi del Covid19 ha accelerato l'utilizzo dei sistemi informatici e tecnologici per curare i pazienti che soffrono di insufficienza renale e nello stesso tempo proteggerli dall'infezione del Covid19.
La strategia adottata sia nella Nefrologia di Pescia che nella struttura operativa complessa Nefrologia e Dialisi di Pistoia diretta dal dottor Alessandro Capitanini, per continuare a curare i pazienti in sicurezza , soprattutto in questo periodo, è stata quella di potenziare i trattamenti dialitici a domicilio in particolare con l’ utilizzo dei sistemi di telemedicina, dal momento che l’isolamento domiciliare si è rivelato essere l’unico possibile rimedio alla diffusione della pandemia.
Maggiore possibilità di attenersi alle norme di distanziamento sociale, minori accessi al Centro Dialisi, ridotta esposizione al rischio di contagio da trasporto, riduzione degli accessi ambulatoriali non programmati, riduzione di accessi al pronto soccorso e dell’ospedalizzazione anche correlata alla infezione da Covid-19, sono questi i vantaggi ottenuti per i pazienti con malattia renale cronica che necessitano della terapia dialitica.
Com'è stato possibile lo spiega la dottoressa Claudia Del Corso che dirige la struttura di Nefrologia e Dialisi del S.S. Cosma e Damiano: " nel trattamento tradizionale la Dialisi Peritoneale si avvale di un monitor che è in grado di memorizzare i dati e i risultati di ciascun trattamento mediante l’impiego di una card elettronica. Questo sistema richiede però che il paziente si rechi periodicamente presso il centro di Dialisi di riferimento per poter far analizzare i dati registrati oppure ogni qualvolta vi siano problematiche nell’esecuzione del trattamento. La recente introduzione del RPM (Monitoraggio del Paziente da Remoto) sulle apparecchiature per Dialisi Peritoneale permette invece una connessione tra il paziente e il nefrologo - spiega ancora la dottoressa - mediante sistemi di comunicazione a due vie : i dati, contenenti tutte le informazioni cliniche e quelle riguardanti i dati tecnici del trattamento, compresi gli eventuali allarmi, vengono trasmessi direttamente alla cartella clinica del paziente sul terminale del Nefrologo del Centro Dialisi che visualizza i dati in tempo reale , potendo così apportare da remoto le modifiche alla terapia prescritta ed evitare che il paziente si sposti dal proprio domicilio".
Con l’utilizzo dei sistemi di videochiamata siamo stati anche in grado di sorvegliare i pazienti in emodialisi domiciliare in tutte le fasi del trattamento laddove se ne fosse creato il bisogno.
Grazie all'introduzione di questi sistemi il Centro Dialisi di Pescia è riuscito a gestire durante la pandemia fino a 20 pazienti in Dialisi Peritoneale e 5 pazienti in Emodialisi Domiciliare.
" In sostanza, - continua Del Corso- se da una parte la pandemia ha costretto le nostre Unità di Nefrologia a mettere in campo, in tempi molto ristretti, strategie organizzative finalizzate a limitare il contagio (triage, percorsi differenziati di accesso ai Centri Dialisi e alle Strutture Ospedaliere, attivazione di trasporti protetti) ha anche evidenziato che l’impatto maggiore dell’epidemia è stato sofferto dai pazienti costretti alla dialisi ospedaliera. Quindi quello che appare evidente anche per le fasi successive dell’epidemia - sottolinea- è la necessità di potenziare a tutti i livelli la Dialisi Peritoneale e la Emodialisi Domiciliare per mettere in condizione i pazienti di gestire la dialisi a casa loro, prevedendo dove necessario il supporto infermieristico creando un contesto di Dialisi Domiciliare Assistita".
Da evidenziar il grande potenziale per le strutture di Nefrologia di potersi avvalere di infermieri , che dopo anni di formazioni ed esperienze, hanno acquisito competenze tali da poter essere dedicati alla formazione e alla educazione terapeutica dei candidati alla Dialisi Domiciliare. E’ coordinatore infermieristico del setting la dottoressa Roberta Gentile.