Scritto da Elena Cinelli
Continuano le visite dei parenti nei reparti Covid di area medica e terapia intensiva dell’Ospedale San Giuseppe di Empoli. Da alcune settimane sono incrementate le richieste da parte dei familiari di poter trascorrere del tempo,in totale sicurezza,
con il proprio caro per combattere la distanza e soprattutto la solitudine.
Ogni presidio ospedaliero organizza e gestisce gli accessi seguendo un protocollo aziendale, in cui sono definite le modalità operative secondo quanto è stato stabilito dalla recente delibera regionale che ha aperto le porte ai familiari dei pazienti ricoverati.
“E’ stata una grande emozione vedere il figlio di un paziente, prima ricoverato in rianimazione e poi trasferito in area medica. Dai suoi occhi traspariva gioia per i miglioramenti clinici del padre- racconta una delle infermiere presenti nei setting Covid- La voce tremante di un nipote alla vista della nonna ricoverata ha riempito il cuore a tutti noi operatori sanitari. Il momento più difficile è quando il parente entra in stanza per un ultimo saluto al proprio caro, ma è l’unico modo per riavvicinare la famiglia, anche per pochi minuti e questo ci rende felici.”
Settimanalmente vengono programmate due o tre visite in reparto. Di solito i pazienti sono avvisati dell’arrivo del familiare, ma in alcune occasioni è stata organizzata la visita all’insaputa del paziente, con risvolti positivi.
Un team, composto da medici, coordinatori infermieristici dei setting Covid, con il supporto della psicologia clinica, concorda con il parente il giorno della visita che dura massimo quindici minuti e lo informa sulle procedure da seguire per accedere in reparto (orari, permanenza, indicazioni sui percorsi intraospedalieri). Sarà il personale infermieristico ad accogliere il visitatore in idoneo spazio, a dare le dovute indicazioni sulle corrette procedure divestizione. Una volta firmata l'apposita informativa di consenso, che contiene anche una checklist a conferma dell’applicazione delle previste misure di sicurezza, il familiare viene accompagnato in reparto.
“Le visite dei familiari in reparto rappresentano una parte fondamentale del percorso di cura e in questa fase di pandemia, in cui le distanze e la solitudine persistono, contribuiscono maggiormente ad un recupero fisico del paziente. Appena abbiamo avuto la possibilità di aprire le porte ai familiari ci siamo organizzati in reparto per accogliere in totale sicurezza il visitatore e limitare i rischi di eventuali contagi. Ringrazio il personale infermieristico dei setting Covid per l'ulteriore impegno nel programmare e gestire queste visite- afferma Luca Masotti, direttore Medicina Interna II.”
“La solitudine è una condizione che deriva proprio dalla necessità di limitare la diffusione del virus stesso, ma sulla quale lavoriamo ogni giorno per permettere le visite in sicurezza. Organizzarle richiede impegno da parte del personale sanitario che supporta il familiare informandolo e al tempo stesso formandolo sulle misure di sicurezza da seguire, le indicazioni per la corretta vestizione. Le risposte da parte dei pazienti sono positive e questo ci rende felici di contribuire a mantenere i rapporti con la rete familiare. Colgo l'occasione per ringraziare tutti gli operatori che ogni giorno compiono sforzi impossibili per curare i pazienti a "360 gradi" - sottolinea Silvia Guarducci, direttore sanitario Ospedale Empoli.”
Le visite sono autorizzate per una sola persona, che adeguatamente informata e autorizzata (tramite la firma dello specifico consenso) dovrà essere sempre la stessa a recarsi dal paziente. La procedura messa in atto è semplice e finalizzata a tutelare sia i visitatori che i pazienti, oltre agli operatori del presidio ospedaliero.
Nella nuova procedura l'indicazione a permettere una visita in presenza fisica del familiare o del caregiver (persona che si prende cura del malato) è demandata al medico che ha in cura il paziente e che può meglio valutarne il beneficio a favore del degente, bilanciandolo con il potenziale rischio di contagio e di malattia del visitatore. Tale valutazione, insieme alla richiesta del paziente (se espressa direttamente), viene riportata nella cartella clinica con il parere del direttore che dirige il setting e del coordinatore infermieristico.