E' la prima struttura della AUSL
Scritto da Daniela Ponticelli
Il Centro Nazionale Trapianti, presso l'Istituto Superiore di Sanità, ha inserito la struttura complessa di Nefrologia e Dialisi del San Jacopo, diretta dal dottor Alessandro Capitanini, nella rete nazionale di "prescrizione di esercizio fisico nel pre e post trapianto. Il direttore del Centro Nazionale, dottor Massimo Cardillo , ha comunicato al dottor Capitanini l'inserimento della sua struttura all'interno del coordinamento nazionale con la possibilità, da ora in poi, di attivarsi in modo sinergico con i centri di medicina dello sport, le palestre e le associazioni dei pazienti per sviluppare attività di esercizio fisico che possano incidere sul benessere dei pazienti.
Per la dottoressa Lucilla Di Renzo, direttore sanitario del presidio ospedaliero pistoiese, si tratta di un'opportunità di grande rilievo per i pazienti. "Molti di loro -evidenzia- devono seguire la terapia dialitica anche per anni, e diversi pazienti sono anche giovani, e poter prescrivere insieme alle cure mediche anche l'esercizio fisico influenzerà positivamente l'intero percorso assistenziale fornendo anche occasioni di socializzazione. Sono contenta - ha aggiunto Di Renzo- che nel mio ospedale i pazienti possano usufruire di questa possibilità alla quale, da anni, si dedica il dottor Capitani con buoni risultati".
Il dottor Giancarlo Landini, direttore del Dipartimento specialistiche mediche ha invece commentato: "è la prima struttura della nostra Azienda che aderisce a questa importante rete nazionale e questo perché sono ormai anni che nel reparto di nefrologia e dialisi del San Jacopo è strutturato un percorso di attività motoria per i pazienti in terapia dialitica. Tale percorso sarà esteso a tutti i nostri centri aziendali".
Attività fisica e malattia renale è, infatti, un binomio che il dottor Capitanini insieme alla sua équipe medico-infermieristica e al personale sia infermieristico che della fisioterapia, porta avanti da anni nel suo reparto: sono diversi i pazienti ai quali, per esempio, durante in trattamento dialitico viene data l'opportunità di effettuare attività motoria strutturata.
Spiega il dottor Capitanini: "il nostro corpo è fatto per muoversi e il movimento contribuisce alla salute generale. I pazienti affetti da malattia renale, soprattutto nella fase dialitica, rappresentano una popolazione notevolmente sedentaria e tale stile di vita, in parte forzato, contribuisce molto all’elevato rischio cardiovascolare di questa popolazione.
Fare attività fisica in modo regolare migliora le condizioni generali di salute -prosegue il medico- influisce positivamente sull'autonomia, sull'umore e contribuisce a contrastare molti fattori di rischio cardiovascolare anche nei pazienti affetti da malattia renale.
Una regola aurea per le terapie nefrologiche degli anni 50 era la regola delle 3L (letto, lana, latte: ossia riposo, al caldo con cibi proteici). Tale imprinting continua, impropriamente, a far sentire la sua influenza. In realtà una delle cure migliori che possiamo prescrivere, anche nei pazienti nefropatici, è proprio l’attività fisica adattata associata ad una alimentazione mirata e corretta.
Utilizzare, poi, in modo proficuo il tempo della dialisi per fare attività motoria rappresenta una rivoluzione culturale e pratica molto salutare".