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Comunicati stampa - Anno 2021

Una casa per il Parkinson nel presidio Canova del Quartiere 4 con specialisti dedicati

Neurologo e infermieri di famiglia già in servizio. Da settembre nuovi professionisti. “Vogliamo essere culla per questi malati”

Scritto da Paola Baroni, mercoledì 4 agosto 2021

Firenze – Nasce sul territorio di Firenze Casa Parkinson, il progetto per il paziente con malattia di Parkinson che da settembre sarà attivo presso il presidio territoriale Canova, nel Quartiere 4 a sud ovest della città, conosciuto come Isolotto Legnaia ma comprendente numerose frazioni. Con un progetto pilota fondato sulla multiprofessionalità in cui sono coinvolti i medici degli ospedali dell’Azienda e gli infermieri di famiglia e comunità, la persona con malattia di Parkinson riceverà presso il presidio Canova riferimenti professionali per risposte sia ambulatoriali che domiciliari alle proprie esigenze assistenziali e di socializzazione per un miglioramento globale della qualità della vita sua e del suo nucleo familiare.

Nella struttura di via Canova, in realtà, il servizio di neurologia dedicato alla malattia di Parkinson ed ai Parkinsonismi è partito a luglio e gli infermieri sono già operativi in integrazione con gli infermieri di famiglia e comunità. Nei prossimi mesi il livello di professionalità è destinato ad aumentare ancora con l’arrivo o il coinvolgimento di nuove figure professionali per costituire un approccio multidimensionale, interprofessionale e interdisciplinare che potrà contare su una rete costituita da molti professionisti.

Al neurologo che già è presente in Canova per il servizio dedicato ai malati di Parkinson, si aggiungeranno a breve altri neurologi provenienti dagli ospedali fiorentini - Santa Maria Annunziata e San Giovanni di Dio e da altri ospedali della Asl Toscana centro come il Santo Stefano di Prato - un neuropsicologo, un terapista occupazionale e fisioterapisti presenti dedicati. A Casa Parkinson ci saranno medici neurologi ospedalieri che già operano con terapie di terzo livello coinvolgendo gastroenterologi, neurochirurghi o interconnessi ad altri professionisti come geriatri, fisiatri, terapisti del dolore, oltre che infermieri di famiglia e comunità, fisioterapisti, logoterapisti, nutrizionisti e assistenti sociali. Gli infermieri di famiglia e comunità contando su consulenti infermieristici appositamente formati, supporteranno i pazienti nelle cure in un continuo lavoro assistenziale di scambio e relazione con i medici specialisti e con i medici di medicina generale.

Casa Parkinson potrà contare anche sulle attrezzature per la telemedicina. E’ previsto in via sperimentale nei mesi a seguire il collegamento tecnologico da casa con i pazienti che rappresenterà un ulteriore supporto per integrare e implementare le risposte domiciliari. Rimane comunque attivo il servizio degli infermieri a domicilio.
Nel presidio Canova la malattia di Parkinson sarà trattata anche dal punto di vista sociorelazionale e per questo un ruolo di grande importanza sarà ricoperto dai percorsi creativi di danzaterapia, arteterapia, Thai Chi e Boxeterapia. Il progetto è stato condiviso con il Comune e con la Società della Salute di Firenze e per la formazione delle figure professionali nell’ambito specifico dell’innovazione tecnologica e per l’inserimento di alcuni professionisti dedicati, conta sulla preziosa collaborazione della Fondazione Fresco Parkinson Institute che da tempo ha sede in territorio fiorentino.

La dottoressa Paola Vanni è la responsabile del progetto Casa Parkinson ed in qualità di referente della sezione fiorentina conta di poter coinvolgere, come onlus, l’Associazione italiana parkinsoniani che potrebbe affiancarsi alla segreteria del progetto. Vanni è neurologa esperta della Malattia di Parkinson e dei Parkinsonismi e lavora all’ospedale Santa Maria Annunziata a Ponte a Niccheri. Spiega come il progetto è nato e si è sviluppato nell'ambito territoriale.

Dedicheremo parte del nostro tempo a far sì che il territorio sia una culla per questa malattia che rappresenta il paradigma per eccellenza del concetto di complessità. Casa Parkinson è un progetto pilota che vuole essere testimonianza di come, fuori dall’ospedale, si possa lavorare sul territorio con soluzioni integrate per consentire progetti di vita ai pazienti e rendere umanizzata la relazione di cura”.

Nella progettualità di Casa Parkinson c’è anche la problematica delle cure palliative legate alla patologia neurodegenerativa. “Vorremmo spostare l’attenzione anche su questo aspetto del fine vita – conclude Vanni – per dare un’opportunità a questi malati di essere seguiti da strutture dedicate anche in quel momento così delicato della storia della malattia”.

Il presidio di via Canova è stato scelto non solo per il contesto demografico – quartiere molto popoloso e con una fascia di età tra i 15-64 anni – ma anche per una serie di attività già presenti: gli ambulatori medici specialistici di geriatria e di fisiatria, il servizio sociale del Comune di Firenze, il servizio infermieristico ambulatoriale e domiciliare e da un punto di vista strutturale i parcheggi per utenti con disabilità, la presenza di tre palestre di cui una appena ristrutturata e di una biblioteca.

Da settembre gli ambulatori di neurologia potranno ospitare un numero crescente di pazienti fino a poter visitare circa 120 pazienti al mese ma saranno molti di più i pazienti di Casa Parkinson se contiamo quanti faranno riferimento anche al geriatra o ad altri specialisti e che utilizzeranno la palestra per la fisioterapia.

La malattia di Parkinson in numeri

La Malattia di Parkinson (MPK) rappresenta la seconda patologia neurodegenerativa più frequente includendo l’85% dei disturbi extrapiramidali e contando più di 4 milioni di soggetti affetti nel mondo (circa 250.000 in Italia e 3.000 nell’area fiorentina).

Colpisce 1% dei soggetti al di sopra dei 60 anni con un rapporto maschi femmine di 3 a 2. Il sesso femminile ha un tasso di mortalità più alto e una progressione della malattia più rapida. Proiezioni di prevalenza prevedono un raddoppiamento dei casi di età al di sopra dei 50 anni nel 2030.

Ogni fascia di età può essere colpita e si distinguono forme giovanili al di sotto dei 30 anni, forme precoci tra i 30 ed i 40 anni, forma classica tra i 55 ed i 65 anni e una forma tardiva con esordio dopo i 75 anni.