Scritto da Elena Cinelli
Recentemente una donna di 80 anni, residente in zona empolese, ha contratto l’infezione da tetano in seguito di una ferita accidentale al dito di un piede con un sassolino.
Nei giorni successivi ha presentato dolori al collo ed alla mandibola,
oltre ad iniziare ad avere difficoltà a parlare e deglutire. Pertanto si è recata al pronto soccorso dell’Ospedale San Giuseppe di Empoli per i dovuti accertamenti che hanno rilevato il sospetto di infezione da tetano. Sono state immediatamente somministrate le immunoglobuline antitetano.
Per la gravità delle condizioni generali la paziente è stata ricoverata in Terapia Intensiva dell'Ospedale di Empoli, diretta dal Dr. Rosario Spina e responsabile di reparto il dr Italo Calamai, dove è stata effettuata una ventilazione meccanica prolungata per oltre un mese fino alla risoluzione dei sintomi ed al trasferimento, nei giorni scorsi, in reparto di medicina.
“Nonostante la storia a lieto fine il tetano rimane una malattia che sebbene rara, si accompagna ad alta mortalità. Per questo è necessario compiere gli sforzi necessari per mantenere alti i tassi di vaccinazione in tutte le fasce di età e proteggere le categorie più a rischio, ovvero: i bambini e gli anziani. A riportare l’attenzione sul tetano, è stato il caso di questa donna anziana, che fortunatamente ha avuto un esito positivo - sottolinea il dr Calamai.”
Il tetano è una malattia infettiva acuta, la cui sintomatologia è provocata dall’azione di una tossina prodotta da un germe il Clostridium tetani che è ampiamente distribuito nel terreno e nella polvere delle strade. Grazie alla disponibilità, sin dagli anni ‘30, del vaccino antitetanico, nei Paesi industrializzati il tetano è oggi una malattia rara. In Italia, dal 1968, la vaccinazione antitetanica è stata resa obbligatoria dal 1° anno di vita con dosi di richiamo fino all’adolescenza. Ulteriori dosi di richiamo sono raccomandate a cadenza decennale.
La sintomatologia del tetano è caratterizzata da contrazioni muscolari dolorose, che possono essere localizzate ad alcuni oppure a tutti i muscoli. I casi più critici presentano gravi problematiche circolatorie e respiratorie e richiedono il ricovero in terapia intensiva. La mortalità può arrivare fino al 50%.