Scritto da Daniela Ponticelli
E' stato eseguito in questi giorni nel reparto di Ortopedia e Traumatologia del Presidio ospedaliero S.S. Cosma e Damiano di Pescia un intervento chirurgico estremamente raffinato, efficace ed all’avanguardia per il trattamento della frattura del piatto tibiale in una donna di 29 anni, ricoverata a seguito di un trauma. La giovane, originaria e residente a Pistoia, si era procurata la frattura scendendo da cavallo, pur essendo un’esperta amazzone.
"Si trattava di una frattura riguardante l’emipiatto tibiale esterno del ginocchio destro - riferisce il dottor Giovanni Zaccherotti, direttore della struttura operativa di ortopedia e traumatologia dell'Ospedale di Pescia – e abbiamo deciso di operarla con l’assistenza della tecnica artroscopica, che ha permesso di sfruttare l’estrema mini-invasività di questa metodica. Tale tecnica - prosegue lo specialista -, mentre alla fine degli anni ’80 era utilizzata al solo fine di perfezionare la diagnosi, ora è divenuta sempre più indispensabile nel trattamento ottimale di vari tipi di fratture articolari, soprattutto del ginocchio. L'abbiamo pertanto introdotta con successo anche a Pescia e, nel caso specifico, nella giovane donna ha permesso la riduzione anatomica della frattura che associata ad una sintesi perfettamente stabile permetterà un precoce recupero della funzionalità articolare".
La giovane studentessa, tra l’altro in medicina e chirurgia, ha svolto l’intervento non appena le condizioni biologiche lo hanno permesso e alle dimissioni ha ringraziato il personale del reparto per il buon esito dell’intervento.
Durante l’intervento il dottor Zaccherotti è stato assistito dai dottori Giovanni Chiesa e Teodoro Bassarelli, specialisti ortopedici, e dal personale infermieristico della sala operatoria coordinato dal dottor Giulio Barra.
Per la dottoressa Lucilla Di Renzo, direttore sanitario del presidio e della rete ospedaliera della AUSL Toscana centro "l'artroscopia è dunque, ormai, divenuto un supporto insostituibile per il raggiungimento di questi risultati e mi congratulo con la struttura per averla introdotta con successo e mi complimento con la dottoressa Giuditta Niccolai, referente del presidio per aver organizzato il percorso per l'introduzione di tale innovativa procedura a disposizione dei pazienti".
In questo intervento la tecnica artroscopica ha reso possibile la visualizzazione della frattura evitando l’apertura dell’articolazione, e soprattutto la disinserzione meniscale laterale, sempre necessaria per un atto chirurgico tradizionale. Inoltre l’artroscopia consente di trattare subito eventuali lesioni meniscali e legamentose, che spesso si associano a tali fratture.
"Per tali motivi - ha proseguito Zaccherotti- il recupero funzionale risulta sensibilmente più rapido e facile per il paziente rispetto a quello della chirurgia tradizionale (“open”). Va comunque sempre ricordato che l’osteosintesi stabile e il precoce recupero della motilità articolare non abbreviano il tempo necessario per la concessione del carico il quale resta legato alla formazione di un adeguato callo osseo".
"Ormai l’artroscopia deve fare parte del bagaglio tecnico anche del traumatologo che vuole ottenere risultati chirurgici ottimali - ha aggiunto il dottor Stefano Michelagnoli, direttore del Dipartimento delle Specialistiche Chirurgiche- essa è diventata indispensabile al punto che, in un prossimo futuro, il termine stesso di trattamento artroscopico di certe fratture del piatto tibiale potrebbe essere pleonastico come lo è oggi per il trattamento delle fratture meniscali, cartilaginee o legamentose del ginocchio".
Anche per il dottor Giovanni Benelli, direttore dell'Area aziendale Ortopedia e Traumatologia, tale tecnica rimane auspicabile e la formazione e l’approfondimento di tali metodologie deve rimanere prioritario nella prospettiva educazionale futura dello specialista ortopedico in forza presso i nostri Presidi Ospedalieri come lo è presso l’Ospedale di Pescia.