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"Prevenzione delle malattie infettive tornata indietro di oltre due secoli"

Testo a cura del dottor Giorgio Garofalo - direttore dell'area igiene e sanità pubblica e della nutrizione -

 

Come era ovvio attendersi, negli ultime settimane abbiamo registrato una attenzione particolare dei media sull’argomento “vaccini”, evidentemente legata all’inizio della scuola.
Abbiamo scritto (e letto) di tassi, percentuali, coperture, numeri assoluti, vaccini esavalenti, trivalenti, bambini regolari ed irregolari, inadempienti, rischio di sospensione dalla frequenza a scuola (solo per nidi e scuola infanzia), ed altro ancora.
Abbiamo contribuito anche noi (Igiene Pubblica della Asl Toscana Centro) alla discussione fornendo qualche dato percentuale, per coorti di nascita, eccetera; ci siamo resi conto di aver di aver usato talvolta terminologia da addetti ai lavori e forse non abbiamo dato il nostro contributo migliore ai fini della chiarezza. Proveremo ad emendare, se ci riusciamo.
Pochi e chiari concetti, dunque: da circa un paio di anni (sembra) invertita la tendenza ad un calo generalizzato delle vaccinazioni. Questo molto semplicemente significa che i bambini nati dal 2016 in poi si vaccinano un po’ di più, rispetto a quelli nati prima.
Per alcune vaccinazioni siamo arrivati in zona di relativa tranquillità, ovvero il 95% dei bimbi è regolarmente vaccinato e questo consente di ottenere la cosiddetta Immunità di Gregge.
Ovviamente ci sono ampie differenziazioni in base al territorio, alla tipologia di vaccino, ed altro.
Però possiamo dire che ce la stiamo facendo: imboccato (forse) la strada giusta.
Nonostante comitati no vax, free vax, forse vax, battaglieri studi legali, trabocchetti nascosti in folti cespugli (la normativa sui dati personali) e tante altre difficoltà, talvolta bizzarre, la “spinta gentile” della Legge sull’obbligo vaccinale del 2017 sta producendo qualche positivo effetto.
E vengo al punto, anche per tener fede alla promessa di provare a comunicare qualcosa di semplice e chiaro:
abbiamo calcolato il numero dei bambini che in vita loro non hanno mai visto un vaccino (nemmeno una dose) residenti a Firenze, nati dal 2014 al 2017. Sono in totale 315 bambini.

E’ una realtà che, sebbene fatta di numeri relativamente piccoli deve indurci a riflettere: si tratta di bambini per i quali la prevenzione delle malattia infettive è tornata indietro di oltre due secoli, ovvero prima della scoperta del primo vaccino (vaiolo nel 1798). In Italia agli inizi dell’800 l’aspettativa di vita era meno di 40 anni e nel 1950 aveva di poco superato i 60 anni; la prima causa di morte era ancora rappresentata dalle malattie infettive.
All’unificazione dell’Italia (1861) la metà dei bambini non arrivava all’età di 5 anni.
Attualmente in Italia registriamo il più basso tasso di mortalità infantile insieme alla Svezia (siamo intorno al 3 per mille) e di questo dovremmo andarne fieri, consapevoli che il miglioramento delle condizioni di vita, dipende anche in parte dalla “buona Sanità”.
Tuttavia, in tema di prevenzione vaccinale abbiamo questa “macchia”, che (purtroppo) condividiamo con molti paesi evoluti.
La cosa deve far riflettere la società civile nel suo insieme e si dovrebbe agire con incisività sulle cause che (ancora) inducono alcuni genitori a comportamenti così irrazionali.
E’ come se qualcuno, dovendosi sottoporre ad un intervento chirurgico oggi, decidesse di evitare la sala operatoria e farlo nel tinello di casa sua, farsi anestetizzare con il protossido d’azoto e magari affidare al barbiere (con tutto il rispetto dovuto alla loro arte…) il compito di primo operatore di sala…..