Scritto da Vania Vannucchi
In queste settimane di pandemia da COVID-19 e di inizio della stagione pollinica, molti pazienti allergici si trovano nella difficoltà di distinguere i sintomi dell’allergia da quelli da virus. L’arrivo della primavera e le temperature miti hanno consentito la fioritura di molte piante e la conseguente dispersione di pollini nell’aria. In pazienti allergici, proprio la circolazione dei pollini, può provocare la tipica sintomatologia con congiuntivite, lacrimazione, starnuti, tosse.
L'allergia si manifesta con starnutazione con muco chiaro e di consistenza acquosa, naso chiuso
, prurito nasale e oculare, prurito alla gola, al canale uditivo, tosse secca e a volte con difficoltà respiratoria ma non è mai presente la febbre e il malessere generale tipici delle forme virali.
La raccomandazione degli specialisti per tutti i pazienti che soffrono di allergie respiratorie è quella di continuare ad assumere la terapia, senza interromperla, per tenere sotto controllo i sintomi e limitare così il rischio di contagio per gli altri, riducendo la starnutazione e la tosse, e per sé stessi, riducendo il rischio che il prurito induca a toccarsi occhi e naso.
La Global INitiative for Asthma (GINA) ha recentemente raccomandato che i soggetti affetti da asma non debbano sospendere la terapia con cortisonici inalatori e nelle forme più gravi di asma non deve neanche essere sospesa quella con cortisonici per via orale.
I dati provenienti dai ricoveri per COVID-19 a Wuhan, mostrano, infine, che i pazienti allergici o con asma non hanno un rischio maggiore di contrarre l’infezione, né di essere ricoverati. Anche se lo studio è stato condotto soltanto su 140 pazienti e quindi ancora limitato ed in attesa di essere confermato sulla popolazione italiana, i risultati ed anche le caratteristiche dell’infezione permettono di escludere che la popolazione allergica sia più suscettibile al COVID-19.