Comunicati stampa - Anno 2022

Non hanno più rivisto i loro cari dopo il ricovero in terapia intensiva All’Annunziata il reparto del dottor Pavoni, organizza un incontro con i familiari

La relazione di cura verso i sopravvissuti grazie ai follow up

Scritto da Paola Baroni

Non hanno più rivisto i loro cari dopo il ricovero e nemmeno li hanno potuti accompagnare negli ultimi istanti.

Se è successo, in casi molto rari, l’ultima volta è stato da dietro un vetro. Sono le vittime “altre” del Covid i cui familiari non sono sopravvissuti alla malattia in terapia intensiva e che non hanno più potuto rivedere i loro cari dopo il ricovero in rianimazione. A loro è andato il pensiero del personale del reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Santa Maria Annunziata, l’ospedale della Asl Toscana centro diretto da Andrea Bassetti. Dopo tante telefonate ricevute, gli operatori sanitari hanno capito che era giusto organizzare un incontro. L’incontro si è tenuto nei giorni scorsi e vi hanno partecipato sia i parenti delle persone decedute sia i sopravvissuti al Covid in terapia intensiva. Sono state le testimonianze dirette di questi ultimi a far sapere ai familiari di chi non ce l’ha fatta, cosa è accaduto in quei giorni.

Ci chiedevano degli ultimi momenti, se i loro cari avevano ricevuto attenzioni, se qualcuno era lì con loro e chi – racconta Vittorio Pavoni, direttore della terapia intensiva dell’ospedale di Ponte a Niccheri – Due infermiere del reparto insieme al coordinatore hanno raccolto queste telefonate ed hanno ricontattato le famiglie. Così è nata l’idea di parlare ai familiari in presenza, anziché per telefono”.

I sopravvissuti alla malattia hanno raccontato di mani che si intrecciavano, quelle degli infermieri e quelle dei ricoverati, dell’attenzione umana che arrivava attraverso una parola di forza, di conforto, sussurrata e anche per il personale del reparto è stato come rivivere tutto una seconda volta. “L’esigenza di sapere da parte dei familiari è qualcosa che abbiamo riscontrato fin da subito, dalla prima ondata – sottolinea Pavoni - Abbiamo potuto organizzare l’incontro in presenza solo ora quando l’accesso in ospedale è diventato possibile”.

Anche verso i pazienti clinicamente guariti da Covid 19 che sono usciti dalla terapia intensiva di Ponte a Niccheri, la vicinanza umana e la relazione di cura medica del reparto non è mai venuta meno nei mesi successivi alle dimissioni. L’ospedale ha continuato a prendersi cura della salute di questi pazienti attraverso l’ambulatorio di follow up. Il servizio, in realtà, era già a disposizione dei pazienti della terapia intensiva prima del Covid. A seguito della pandemia è stato ulteriormente sviluppato a supporto sia dei pazienti Covid che no Covid. Chi ha dovuto affrontare una situazione complessa come un ricovero in terapia intensiva per Covid, viene ricontattato dall’ospedale per essere inserito nel programma di follow up.

Sono almeno un centinaio in un anno i pazienti che sono stati richiamati e sottoposti a controllo: le patologie post Covid vanno dai disturbi piscologici, ai problemi respiratori e cardiologici, alla debolezza muscolare dovuta all’allettamento da ricovero e a tutti quei disturbi che possono essere causati da una degenza in terapia intensiva. Anche un anno dopo la guarigione, alcuni dei pazienti usciti dalla terapia intensiva continuano a presentare sintomi. Spesso più moderati ma comunque persistenti. Si occupano di questi pazienti tre medici della terapia intensiva insieme ad alcuni infermieri dell’ambulatorio.